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Chissà se riuscirai sempre a dormire sonni tranquilli. A chiudere gli occhi e vedere solo buio. 

Buio e nero. 

Nero e tenebre disabitate.

Chissà, se ogni tanto, dietro le ciglia serrate, vedrai un’orsa che ti sfugge, che ha imparato a mimetizzarsi tra le nuvole, nell’ombra della nebbia, nelle pieghe del vento, nello scrosciare della pioggia, nello snodarsi dei colori dell’alba dal nero della notte. 

Se la vedrai comparire tra le stelle, di quel cielo a cui avrai affidato desideri che a lei, invece, hai negato per sempre.

Chissà se solo, triste e vecchio, la ritroverai nei peluche chiusi in bauli in disuso. 

Magari l’afferrerai come la preda più dolce, e la vedrai con gli occhi di bambino.

Di quel bambino che si aggrappava a quell’orso, mentre il sonno, nel buio, se lo portava via. L’unica certezza era in quell’abbraccio, mentre tutto galleggiava sospeso, trasportato dall’impalpabile corrente onirica.

Chissà, se a un passo dalla fine, in quell’ultimo tuo gemito di vita, si aprirà in un sospiro di sollievo, il respiro degli orsi.

Di: Una mORSA nel cuore.

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